martedì 10 marzo 2009

La pasta

http://www.unipi-pasta.it/ANTITRUST/brochureUNIPI.pdf. Questo è il link. Commentate in base al modello delle cinque forze di Porter.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Rapportando il caso alle 5 forze di Porter ho notato che:
1)Concorrenti del settore presenti: Le solite note (Barilla, Poiatti ecc...).Analizzando il pdf ci accorgiamo che il numero dei pastifici, rispetto al 1970, si è notevolmente ristretto. Comunque sia le grandi imprese che le piccole operano in un contesto di fortissima concorrenza.
2) Potenziali Entranti: Tra i competitors internazionali notiamo che i pastifici Spagnoli,adesso, sono i secondi produttori al mondo di pasta;Possibilmente proveranno ad entrare con bassi prezzi per mettere in difficoltà le nostre grandi.
3) Prodotti sostitutivi: Secondo me non è presente questo rischio in quanto, come evidenziato dai grafici, gli italiani, durante periodi di crisi, non hanno mai rinunciato alla pasta. Semmai potrà essere preferita la nuova "Pasta Spagnola" a quella italiana,ma è certo che in Italia il settore della pasta avrà sempre una sua importanza.
4)Pot.Contrattuale Clienti: Come detto prima, appunto, la pasta è ritenuto un alimento base e quindi si è continuato ad acquistare anche quando l'aumento dei prezzi aveva avuto un incidenza media pro-capite di €8 l'anno.
5) Pot. Contrattuale Fornitori: Il costo del grano duro nel dicembre 2008, rispetto al 2005, era superiore del 40%. Ciò ha avuto delle ripercussioni sui prezzi di vendita.
Francesco Frumento

Emanuele Lavia ha detto...

Come il mio collega, affronto l'argomento schematizzando in 5 punti del Modello delle cinque forze competitive di Porter:

1)Concorrenti diretti: non penso che in italia ci sia tutta questa mancanza di concorrenza, in quanto esistono ancora centinaia di produttori di pasta; anche se il numero di pastifici è diminuito, non possiamo escludere che i pastai rimasti (notevolmente aumentati di dimensione) non si "scontrino" per migliorare la loro condizione.

2)Fornitori: l'aumento del prezzo del grano, anche se avvenuto come dimostrano i dati riportati da unipi, non può determinare un aumento così considerevole del prezzo del grano; quindi da questo elemento possiamo intuire uno degli indizi che ha spinto l'antitrust ad indagare su questo fenomeno.

3)Clienti: possiamo notare che le abitudini degli italiani, sotto il livello nutrizionale, sono rimaste pressoché costanti, anche se le nuove generazioni (a causa della diminuzione del tempo a disposizione per pranzare) tendono a consumare meno pasta.

4)Potenziali entranti: non penso che i pastai italiani siano realmente intimiditi da eventuali ingressi nel mercato di aziende spagnole; infatti, il consumatore italiano, presta molta attenzione alla qualità della pasta consumata (Io per primo!); invece, una preoccupazione dei pastai italiani dovrebbe essere la creazione di un marchio ad hoc per distinguere la pasta "buona" italiana da quella prodotta (e sappiamo in che condizioni) da produttori di paesi non regolamentati da regole ferree (vedi il caso della pasta cinese spacciata in America per italiana).

5)Produttori di beni sostitutivi: non penso che in Italia ci sia un alimento che possa sostituire la pasta, forse l'unica alternativa può essere il riso ma, al momento, non costituisce un allarme per i pastai nostrani.
Notte !!!

Anonimo ha detto...

Analizzando il caso della pasta,secondo il modello delle cinque forze di Porter, seguo schematizzando il modello già predetto:

1)Produttori di beni sostitutivi:sulle tavole dei consumatori italiani non esiste prodotto che può essere sostituito alla pasta,in cima ai prodotti irrinunciabili per gli italiani.

2)La minaccia di nuove entrate:la minaccia di nuove entrate è molto forte in quanto il numero di pastifici si è pesantemente ridotto.Inoltre essendo il mercato della pasta un settore contenibile, presto vedremo multinazionali in stretta competizione con le nostre aziende del settore, che per far fronte a questo fenomeno:abbasseranno i prezzi a svantaggio della qualità e dei consumatori.

3)I concorrenti affermati:in Italia le imprese già presenti nel settore sono ben note e affermate,nonostante si è notata una diminuzione delle industrie dal 1970 ad oggi. La concorrenza fra le imprese produttrici di pasta sembra marcata e si gioca prevalentemente sul prezzo,in quanto esse sono "spaventate" dal probabile ingresso di nuovi competitors più potenti economicamente e dal regime di forte competizione in cui da anni operano i produttori italiani,ciò impone loro di tenere i prezzi ad un livello più basso possibile.

4)Il potere contrattuale degli acquirenti:le imprese operando sia nei mercati degli input che degli output,possono essere considerate sia acquirenti che venditori.In questo modo il valore della pasta è condizionato oltre che dai produttori,anche da coloro i quali vendono la materia prima e da coloro i quali rivende il prodotto già confezionato,facendo in questo modo lievitare il prezzo del prodotto finito.

5)Il potere contrattuale dei fornitori: i fornitori di materie prime, semilavorati e quant'altro, sono spesso piccole imprese prive di potere contrattuale.Soventemente questi si riuniscono in cartelli in modo di tenere un prezzo dignitoso per i loro prodotti,delle volte anche approfittandosene come nel caso della pasta, che ha visto incrementare dal 2005 il costo delle materie prime in modo considerevole.