venerdì 13 marzo 2009

Il provvedimento dell'Antitrust sul cartello fra i produttori di pasta

http://www.agcm.it/AGCM_ITA/DSAP/DSAP_287.NSF/799f5cc75ca61b4dc125652a0030642d/73e8287bf34280a0c125756d004d8bfc/$FILE/I694.pdf. Su questo link trovate il corposo provvedimento adottato dall'Autorità Garante Concorrenza e Mercato contro i produttori di pasta in Italia. Si tratta di una dettagliata analisi di settore, utile ai fini del corso di Economia e Gestione delle Imprese.

2 commenti:

Emanuele Lavia ha detto...

Dopo aver letto alcune parti del testo dell'antitrust, si nota come questo ente abbia trovato delle prove inconfutabili su come i pastai italiani si siano accordati per un aumento del prezzo con punte del 33%; questo ci fa capire che ,almeno in Italia, esiste un sistema di controllo che protegge il consumatore.

Ps da notare come l'antitrust abbia usato metodi più da investigatore di polizia che da economista.....

Anonimo ha detto...

premesso che non ho letto tutte le 143 dell'articolo

Da una rapida occhiata ho notato come il settore della pasta nonostante sia un settore a basso tasso di crescita e ormai saturo, presenta, viste le moltitudini di imprese attive, specificatamente nel mercato della pasta (poichè alcune imprese fanno parte del mercato della pasta ma sono presenti anche in altri mercati controllando altri marchi, vedi barilla e nestlè)alti livelli di fatturato. Anche se sono i produttori maggiori e quindi con un marchio affermato a sostenere i costi maggiori, legati sopratutto alla pubblicità, essi sono in grado di ripartire meglio i costi produttivi, e quindi presentano un margine di ricavo più elevato; resta comunque un business con alti fatturati a mio modo di vedere sia da parte delle grandi che delle medio-piccole imprese).
L'articolo in questione conferma la posizione dell'Italia come paese leader del settore, primo esportatore mondiale con il 40% di export e con il 28% di produzione mondiale. Inoltre specifica come il mercato della pasta sia un mercato molto ampio (confini nazionali) e presenta un alto livello di concorrenti (anche se Barilla detiene circa il 40% del mercato).
Il settore della pasta può essere diviso, in base al tipo di materia prima utilizzata e alla tecnologia adottata, in vari segmenti, pasta secca di semola; pasta secca all'uovo; pasta fresca; pasta surgelata. Risulta rilevante ai fini dell'analisi isolare il segmento di mercato della pasta secca di semola, in quanto risulta il segmento di mercato più ampio.
Le capacità produttive medie degli impianti sono elevate, infatti solo il 77% della produzione (dati 2006-2007) interessa il mercato italiano mentre la restante parte destinata all'esportazione, dato in lieve aumento rispetto a quello del 2006 (37,8 %), con un 38,6% al 2007. Queste cifre fanno notare come il mercato sia ormai saturo e la domanda stia andando via via contraendosi, data la forte eccedenza produttiva rispetto alla richiesta effettiva di pasta (77% + 38,6% = 115,6% il che indica una forte eccedenza di produzione del 15,6%).
Comunque la mia opione, dal lato delle imprese: le aziende produttrici di pasta data la contrazione della domanda nel mercato in questione hanno cercato di rispondere a questa flessione con piccole lievitazioni verso l'alto dei prezzi, certo sembra un'aumento lieve ai nostri occhi poichè nell'articolo si parla di un aumento di circa 12 centesimi in più al kilo, ma per imprese che producono in economie di scala (aumentando la produzione i costi unitari possono essere ridotti con una migliore ripartizione) un lieve aumento dei prezzi può rappresentare un gran bel ricavo per le imprese; la "scusa" che le imprese hanno usato per giustificare questo aumento dei prezzi è stato l'aumento della principale materia prima, cioè il grano duro, il che è sicuramente vero, in quanto il costo del grano incide molto sui ricavi finali (secondo i dati Ismea c'è stato un brusco aumento del prezzo da 280 euro a 720, ma poi la cifra si è stabilizzata nei due mesi successivi sui 580 euro).
Dal lato del consumatore, e concludo, è giustissimo che vi sia una figura garante che vigili sulla corretta concorrenza nel mercato evitando la formazione di cartelli e similari che aggravino ulteriormente la già debole posizione del consumatore, che deve effettuare le sue scelte con scarsità di informazioni e possibilmente ammaliato dalle mille pubblicità non sempre veritiere che si vedono; una volta stabilizzatosi il prezzo del grano, dopo il boom pazzesco, non si è vista una rivisitazione equa del prezzo, un pò come la benzina, che nonostante il costo al barile della principale materia prima, il petrolio, è tornato molto basso resta su di uno standard non proprio equo.

Fonte : articolo antitrust (link a inizio post)

Marino Giuseppe