mercoledì 18 marzo 2009

La valutazione dell'ambiente competitivo: il mercato delle acque minerali

Riprendendo il tema affrontato oggi in aula nella prova, discutere le pressioni compettive e, dunque il grado di attrattività complessivo, del mercato delle acque minerali in Italia. Non dimenticateVi di citare le fonti da cui sono tratte le informazioni. Un interessantissimo aggiornamento sul mercato delle acque minerali è contenuto in questo articolo de La Sicilia.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

«Il successo di mercato delle acque minerali è chiaramente uno scandalo», continua Petrella.
«Ci troviamo di fronte a un fenomeno di sfruttamento a fine di lucro di un bene demaniale che secondo quanto ha riconfermato la legge sull'acqua del 1994 (la legge Galli) fa parte del patrimonio inalienabile delle regioni. Lo sfruttamento avviene con il beneplacito formale ed esplicito delle autorità pubbliche. Le regioni hanno ceduto il diritto di gestione delle acque minerali a delle tariffe ridicolmente basse. Il caso della Lombardia, una delle regioni a più alta densità di fonti minerali illustra bene la situazione. Su più di 2000 miliardi di lire che rappresentano il business delle acque minerali in Lombardia per 8 miliardi di litri di acqua estratti di cui solo 2 miliardi e mezzo sono stati imbottigliati e venduti (che fine hanno fatto gli altri 5,5 miliardi di litri estratti?), la regione Lombardia ha visto arrivare nelle sue casse meno di 300 milioni di lire, una miseria rispetto agli incassi delle imprese private.
Quel che è grave è che più dell’80% delle acque minerali sono imbottigliate in contenitori di plastica (in Pet), il cui costo si aggira sui 1° cent contro i 25 cent per la bottiglia di vetro. I costi dello smaltimento ricadono sulle regioni che spendono di più di quanto incassino dai canoni delle concessioni di sfruttamento delle fonti. SILVANA LAROCCA
«Non è difficile capire, ora, perché il business dell’acqua minerale sia così lucroso e le ragioni che hanno spinto il capitale privato a influenzare, tramite la pubblicità e la potenza della grande distribuzione, il comportamento delle popolazioni occidentali a diventare dei grossi consumatori d’acqua minerale», precisa Petrella. «Aneddoto che aggiunge il 'comico' a una situazione inquietante: nel febbraio 2002 un decreto del Ministero della Sanità ingiungeva agli esercizi di vendere al consumatore l’acqua minerale naturale originariamente preconfezionata in confezione integra o aperta soltanto al momento della consumazione. Una tale misura, se fosse entrata in vigore, avrebbe comportato uno sperpero inimmaginabile di bottiglie. Fortunatamente, di fronte alla numerose critiche, il Ministero ha ritirato il decreto alcuni giorni dopo averlo adottato».
Il business dell’acqua minerale è un business a forte concentrazione industriale e finanziaria. Nestlé (multinazione svizzera) e Danone (francese) sono rispettivamente la numero uno e la numero due delle imprese mondiale d’acqua imbottigliata. Da sole rappresentano più del 30% del mercato mondiale. Nestlé possiede più di 260 marche d’acqua minerale in tutto il mondo, fra cui Vittel, Contrex, Terrier (la più importante del mondo) e le italiane San Pellegrino, Lievissima, Panna. Fanno parte invece della Danone: Ferrarelle, San Benedetto (Guizza)… Il grande business delle minerali in Italia è, dunque, fonte di benefici soprattutto per gli azionisti della Nestlé e della Danone(dal libro di Giuseppe Altamore,"Qualcuno vuol darcela a bere", giugno 2003.
da quanto riportato si ottiene che quello dell'acqua minerale è un "settore" piuttoto attrattivo, soprattutto per la relativa facilità, per quelle imprese nuove e non che vogliano entrare in questo mercato, di superare le barriere all'entrata soprattutto quelle poste dallo Stato, e in particolare, si è notato come poco rigidi fossero stati i limiti poste a queste imprese dalle regioni in questi termini. è però molto difficile per le c.d imprese nuve entranti superare un limite, quello posto dalle imprese consolidate che hanno fortemente puntato sulla pubblicità e la conoscenza della propria immagine (soprattutto per imprese come Danone e Neslè che erano già conosciute per la produzione di altri beni alimentari. ma la competizione si fa sempre più viva;la domanda di questo bene( e molte hanno contribuito a fare sì che venga vista come un' acqua terpeutica)ed anche i relativi profitti aumentano sempre di più. aumenta anche il numero di coloro i quali presa nota di queste condizioni tentano di competere con le imprese consolidate oramai presenti in questo mercato.

Anonimo ha detto...

segnalo questo link interessante riguardante un'intervista all'amministratore delegato dell'acqua minerale norda:

http://209.85.229.132/search?q=cache:1nU6aP4ATOgJ:www.norda.it/press/upload/PDF/Norda_50307b.pdf+competizione+di+mercato+acqua+minerale&cd=7&hl=it&ct=clnk&client=safari

Anonimo ha detto...

Con il metodo di Porter si può arrivare ad un'analisi dell'attravità presente in un dato settore, mercato o area d'affari (business).
Nel mercato delle acque minerali in Italia, è presente sicuramente un alto livello di concorrenza.
Le principali pressioni competitive arriveranno principalmente dai concorrenti diretti, che producono lo stesso bene (si può decidere anche di ampliare l'analisi interessandosi al bisogno soddisfatto dalle imprese o analizzare il business in sè e quindi l'area d'affari dove operano le imprese).
Le pressioni competitive quindi sono alte, dovute alla forte concorrenza, sono presenti circa 265 imprese imbottigliatrici, inoltre vi è nel settore una omogeneità di dimensioni e capacità di base tra le principali imprese imbottigliatrici nazionali.
Per quanto riguarda le pressioni dei nuovi entranti in questo mercato, a mio modo di vedere la minaccia è molto seria, in quanto questo settore, a parte le normali restrizioni normative (serve superare dei controlli e dei test per poter vendere acqua) presenta delle basse barriere all'entrata, poichè, intanto vi è bassa fedeltà di marchio da parte dei consumatori finali (facile cambio d'etichetta basato dalla differenza di prezzo), non è difficile per i nuovi entranti operare in economie di scala in quanto, in questo mercato i nuovi entranti possono essere sopratutto imprese non presenti in questo mercato, ma che soddisfando lo stesso bisogno (il bisogno di bere) disponendo quindi già di adeguati impianti di produzione (vedi Coca-cola, pepsi, tomarchio).
Al contrario, secondo me, non è altissima (ma c'è) la minaccia riscontrabile dai beni sostitutivi, in quanto i beni in questione presenti sul mercato attuale non sono competitivi sulla leva del prezzo ( i costi delle bevande sono molto maggiori rispetto a quelli di una semplice bottiglia d'acqua), al massimo si potrebbe pensare ad una qualità maggiore di questi beni sostituti, per esempio riferendoci a quelle acque salutari (sangemini - fiuggi anche gli elisir di rocchetta) che sono trattate con tecnologie e con maggior rigorosità di controllo rispetto alle normali acque.
La pressione generata dai fornitori invece interessa i produttori di plastica (bottiglie e tappi) e in minor parte anche i produttori di vetro.
Il bene plastica è comunque un bene di facile reperibilità e che non prevede elevati costi di produzione e lavorazione, la produzione di plastica è standardizzata, basata su economie di scala, e comunque l'incidenza della materia prima sul bene finale in questo mercato incide poco, anche per questo forse nel mercato c'è poco interesse a integrarsi a monte data l'abbondante disponibilità di materie prime e il non elevato costo standard del mercato della plastica.
Per quanto riguarda gli acquirenti, facendo riferimento sia ai GDO (auchan, carrefour, coop...) alle catene di supermercati locali e nazionali, agli enti pubblici (ospedali, scuole, uffici...) (sma - despar...)
e anche a noi consumatori finali.
Vi è una cospicua pressione esercitabile, dovuta ai bassi costi di transizione (passaggio da una marca all'altra), dovuta alla minaccia di integrazione verticale a monte con il conseguente ingresso nel settore. Le stesse GDO sono in procinto di entrare nel mercato attraverso l'uso di acque da tavola con proprie etichette, si parla anche di un possibile ingresso di parmalat con una propria etichetta.
In conclusione, il mercato dell'acqua è comunque un mercato in crescita ed abbastanza attrattivo. Le imprese presenti nel settore stanno cercando una differenzazzione di prodotto attraverso l'innovazione. L'Italia è il principale consumatore mondiale di questo bene, la cui domanda va crescendo, ma le disponibilità secondo le statistiche, si sono ridotte di circa il 40%.
Sarebbe quindi utile, per tutti, un più attento utilizzo di questo bene prezioso. Per questo vi rimando al sito di mineracqua dove sono riportati interessanti consigli d'uso.

Marino Giuseppe

Fonte:

http://www.e-gazette.it/index.asp?npu=49&pagina=6

http://www.polimerica.it/modules.php?name=News&file=article&sid=1539

Slides sulla valutazione dell'ambiente competitivo Prof.Faraci

http://www.certificate.it/admins/files/flp/certific/it/files/679.pdf

www.Mineracqua.it

Rosario Faraci ha detto...

Molto buono quest'ultimo commento.

Anonimo ha detto...

Personalmente non avevo idea nello specifico di quali imprese potessero avventurarsi nel settore della commercializzazione di acque minerali in qualità di nuovi entranti. Fin quando non ho visto uno spot pubblicitario in televisione che mi permette di pensare che un'impresa straordinariamente capace di differenziare sta effettivamente facendo il suo ingresso sul mercato su citato: la Barilla!Ebbene si, lanciando sul mercato i suoi "Alixir" sembra porsi a mio avviso come potenziale produttore di beni sostitutivi all'acqua, aggiungendo queste particolari bevande alla già vasta gamma di prodotti commercializzati.